Articolo a cura della dott.ssa Rossana Frisino.
Spesso sentiamo pronunciare la
fatidica frase: “Basta, da lunedì mi metto a dieta!” oppure: “Da domani dieta
ferrea e palestra...e questa sarà la volta buona che dimagrisco!”
Alzi la mano chi tra di voi non
ha mai pronunciato frasi di questo tipo per poi ritrovarsi, sempre nella
medesima situazione: intraprendere una dieta dimagrante restrittiva, perdere
peso, riuscire a mantenere il peso forma per un certo periodo di tempo per poi
ritrovarsi nuovamente a “cedere” alla passione del cibo, riprendere tutti i
chili persi con tanto sacrificio, abbandonare definitivamente la dieta di
mantenimento per poi decidere di cominciare con una nuova dieta efficace e
veloce.
E allora via con la dieta Dukan, la
dieta a zona, la dieta dei colori, ecc...lasciandosi travolgere sempre dalle
stesse promesse e cioè quella di dimagrire velocemente e con pochi sforzi! Nell’infinito
mare magnum di diete dimagranti efficaci, al di là delle differenze di contenuto
che intercorrono tra una e l’altra, esiste una caratteristica che le accomuna,
vale a dire l’impossibilità a mantenere per un lungo periodo di tempo le
restrizioni imposte dalla dieta.
I principali errori
commessi da chi si mette a dieta:
Errore numero 1: L’effetto trasgressione: più divieto-più desiderio.
Chi è a dieta avrà fatto
l’esperienza di ritrovarsi a sperimentare, semplicemente richiamando alla mente
un cibo vietato dal proprio regime alimentare perché eccessivamente calorico,
una serie di reazioni fisiologiche in grado di innescare un dirompente
desiderio nei confronti del cibo bandito. Cosa si nasconde dietro questo
meccanismo? Il desiderio irrefrenabile nasce semplicemente dal divieto che noi
stessi ci siamo autoimposti con la dieta. Più una persona assume un
atteggiamento rigido e di divieto assoluto nei confronti dei cibi calorici,
tanto maggiore sarà il desiderio e la forza con la quale ci si ritroverà a
trasgredire. Consiglio: evitate di selezionare rigidamente i cibi all’interno
della vostra dieta e iniziate a pensare e ad accettare l’idea che dentro di
noi, accanto ad una parte razionale, quella che possiamo controllare, esiste
una parte molto più viscerale e istintiva, che ama abbandonarsi ai piaceri
della vita, cibo compreso.
Errore numero 2: L’effetto condanna: il successo apparente.
Con questa tipologia di errore si
fa riferimento ad una delle caratteristiche più subdole delle diete. Più
precisamente per successo apparente si intende il perdere realmente peso nel
corso della dieta stessa, riuscire a mantenere il peso forma per un po’ di
tempo per poi tornare a trasgredire e riprendere i chili persi; a questo punto
la persona, frustrata e delusa da se stessa, abbandona definitivamente la dieta
per ritornare, più avanti, “alla carica” con una nuova dieta dimagrante. Tutta
la dinamica è frequentemente accompagnata da un continuo alternarsi tra la
sensazione di successo e illusione di aver raggiunto il proprio obiettivo e la
sensazione di frustrazione e delusione nel momento in cui si rimpiomba nel
vortice del cibo. Questo copione fallimentare tende a ripetersi frequentemente
con il conseguente e noto effetto yoyo, oltre alle
ripercussioni a livello di autostima (“sono una persona debole”, “sono incapace
a raggiungere i miei obiettivi”).
Errore numero 3: L’effetto
evitamento: per evitare le sensazioni rinuncio alle sensazioni.
Questa tipologia di errore è
commessa, principalmente, da quelle persone che, proprio grazie all’evitamento
completo sono riuscite a mantenere il loro peso ideale ma pagando tutto ciò a caro
prezzo. In che senso? Chi ha raggiunto l’obiettivo di perdere chili velocemente
attraverso il divieto costante di avvicinarsi ai cibi considerati pericolosi,
solitamente tende a rinunciare a tutte quelle sensazioni che possono in qualche
modo richiamare il piacere connesso al cibo e non solo (ad una cena al
ristorante, per esempio, ordinano sempre e soltanto cibi dietetici e guardano
con espressione mista fra tristezza e disgusto chi si lascia abbandonare ai
piaceri della tavola). La falsa credenza che si nasconde dietro questo tipo di
comportamento è la convinzione che essere magri equivalga ad essere più belli e
desiderabili agli occhi degli altri. In realtà, l’eccessivo controllo
esercitato per dominare e tenere a bada l’impulso di cedere al cibo e a
qualsiasi altra forma di piacere, trasforma queste persone in soggetti
“freddi”, privi di fascino. Emerge, dunque, come l’obiettivo finale che la persona
si è posta (piacere agli altri), in realtà non venga raggiunto. Inoltre, un
atteggiamento “ascetico” di questo tipo può essere considerato, in alcuni casi,
predittore di un disturbo del comportamento alimentare come l’anoressia nervosa,
caratterizzata dall’esclusione totale di ogni forma di piacere.
Errore numero 4: L’effetto ribellione: poiché non ci riesco mi
lascio andare.
Chi cade nel circolo vizioso
delle diete inefficaci, rischia di andare incontro ad una soluzione erronea e
dannosa: dopo numerosi tentativi di diete fallite, demoralizzati e frustrati,
la persona può decidere di abbandonarsi completamente alla soddisfazione totale
del piacere culinario. Ciò significa che, oltre ad interrompere l’attività fisica,
queste persone, senza nessuna via di mezzo, si lasciano travolgere, senza alcun
tipo di freno, alla passione del cibo. E’ come se placassero il loro senso di
frustrazione, di fallimento e di inadeguatezza tuffandosi in tutto quello che
erano riusciti, senza risultato, a tenere a bada con la dieta dimagrante.
Numerosi sono, inoltre, gli studi che testimoniano come questo sia
l’atteggiamento tipico dei giovani delle nuove generazioni, sempre più in
sovrappeso e a rischio obesità.
Errore numero 5: L’effetto lotta continua, devo consumare più di
quanto mangio.
Un’altra tentata soluzione
inefficace messa in atto da chi è perennemente a dieta è rappresentata
dall’ossessione dell’esercizio fisico e della palestra. La credenza erronea che
si nasconde dietro questa categoria di comportamento è la convinzione di aver
trovato nella palestra e negli estenuanti esercizi fisici il modo per potere
bruciare calorie velocemente. A partire da tale credenza il passo a trasformare
la ginnastica in vera e propria ossessione, da dovere fare obbligatoriamente,
ogni giorno, per almeno un’ora circa, è breve. Ma cosa succede quando innesco
un meccanismo di questo tipo? Il più delle volte, a causa dello sforzo
compiuto, si assiste nella persona ad un aumento della sensazione di appetito.
Più si mangia, inoltre, più ci si dovrà sottoporrei a duro esercizio fisico
fino a che, distrutti dalla stanchezza, non si giunge al crollo definitivo, con
il conseguente abbandono di ogni tipo di attività fisica. Ancora una volta il
senso di sconfitta è dietro l’angolo.
Errore numero 6: L’effetto idraulico: se mangio troppo vomito.
Accanto alla ginnastica estenuante,
una pericolosa e subdola modalità utilizzata da chi desidera perdere peso o
mantenerlo, senza dover rinunciare ai piaceri del cibo, è la pratica del vomito
autoindotto. I vantaggi che comporta una pratica di questo tipo non sono
indifferenti, dal momento che consente non solo di abbandonarsi totalmente ai
piaceri della tavola ma permette anche di mantenere il peso forma o addirittura
di dimagrire. Questa tentata soluzione rappresenta l’errore più pericoloso,
visto che può trasformarsi a tutti gli effetti in una compulsione basata sul
piacere, conosciuta come disturbo da vomito o vomiting, che finisce col
diventare un disturbo del comportamento alimentare ben strutturato a cui la
persona non può e non riesce a rinunciare e con tutte le conseguenze negative, fisiche
e psicologiche, che un disturbo di questo tipo provoca. Può anche sfociare nel
quadro sintomatico della bulimia nervosa.
Errore numero 7: L’effetto delega: la pasticca miracolosa.
Rientrano in questa categoria
tutte quelle persone che riconoscono di possedere poca volontà e di non essere
in grado di affidarsi alla proprie capacità o, ancora, chi si è arreso
totalmente dopo un numero indefinito di diete fallite. Quale soluzione
migliore, in casi come questi, se non l’uso di una “magica” pillola dimagrante?
Di fronte ad eventi che non si è in grado di gestire, solitamente, l’uomo tende
ad affidarsi, attraverso un processo di autoinganno psicologico, a prodotti ed
oggetti “magici” in grado di proteggerci e renderci forti. La situazione, nel
caso dei prodotti dimagranti, si complica ulteriormente dal momento che le case
farmaceutiche e i mass media tendono a presentare tali prodotti come l’esito di
studi scientificamente precisi ed efficaci, motivazione questa in grado di
spingere molta gente a delegare ad una pillola il raggiungimento di quello che dovrebbe
essere un obiettivo frutto delle proprie azioni. Le conseguenze provocate da
chi decide di affidarsi ad un aiuto esterno, a livello di autostima, oltre che,
talvolta a livello fisico, non sono di certo indifferenti.
Verso soluzioni più efficaci…
Essere a conoscenza dei più
comuni errori commessi da chi decide di mettersi a dieta non deve rappresentare
un motivo di sconfitta. A partire da questi, infatti, bisogna trovare le strategie
più efficaci per ognuno di noi: il primo passo è riconoscere che molto spesso
la dieta non basta da sola a darci le motivazioni
per perdere peso; spesso sappiamo cosa e quanto mangiare ma non abbiamo
stimoli ad intraprendere il percorso più idoneo per la nostra salute.
Affidarsi ad un percorso
psicologico significa intraprendere un nuovo approccio ai problemi legati al
cibo, al comportamento alimentare e al peso corporeo come valido aiuto per
ritrovare il proprio equilibrio e benessere psicofisico. Lo psicologo del
comportamento alimentare può affiancare il nutrizionista attraverso un
approccio integrato che mira al cambiamento delle abitudini alimentari e dello
stile di vita del soggetto.
Nardone G. “La dieta paradossale,
sciogliere i blocchi psicologici che impediscono di dimagrire e mantenersi in
forma”, Ponte delle Grazie, 2007.